16 Mag Laboratorio 25 aprile, Letteratura e Resistenza. La bellezza del dialogo, della libertà e della democrazia. Riflessioni
Il contrasto fra una visione cupa e sterile ed un pensiero autonomo e diversificato, la contrapposizione fra una cieca e codarda ubbidienza ed una assoluta libertà di scelta o, citando Calvino, la differenza che si interpone fra chi “ribadisce la catena” e chi si batte “dalla parte del riscatto”.
Questi sono alcuni dei temi cardine che sono stati affrontati durante il laboratorio “25 aprile, Letteratura e Resistenza” a cura delle professoresse Tiziana Barbieri e Patrizia Bertolani.
Durante l’attività, gli studenti hanno riflettuto sul valore della Resistenza all’epoca e oggi.
I ragazzi, grazie alla lettura di alcuni passi tratti dai libri “ Una questione privata” di Fenoglio, “ Il sistema periodico” di Levi e “ I sentieri di nido di ragno” di Calvino, hanno avuto l’opportunità di riflettere a fondo sulle idee, i desideri e i sogni che hanno portato uomini di diversa estrazione sociale e culturale a combattere per la propria libertà.
Al termine del percorso i partecipanti hanno riflettuto su quale sia l’importanza di celebrare il 25 aprile ponendo una particolare attenzione ai frutti più preziosi che la lotta partigiana ci ha regalato: i valori fondanti del nostro modo di vivere riassunti e custoditi nella nostra Costituzione. (Oliviero Antonioli, 3^B)
Oggi dobbiamo essere noi la Resistenza
Il 25 aprile si celebra la giornata della Liberazione, in cui si ricorda l’importanza della Resistenza italiana.
È una data simbolica che è stata stabilita nel 1946 da Alcide De Gasperi come festa nazionale in memoria dei partigiani caduti per la libertà e la democrazia contro l’occupazione nazifascista in Italia. Molte persone sono rimaste uccise per la propria scelta di non conformarsi all’obbligo di andare in guerra, difendendo il proprio Paese dalla deriva violenta.
Nel romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno”, Calvino dice che non tutti i partigiani erano eroi, ma combattevano per ciò che credevano senza restare indifferenti.
Grazie a queste persone “non indifferenti”, infatti, oggi siamo una democrazia che ci riguarda da difendere e di cui tutti ne facciamo parte.
In questo periodo storico, però, abbiamo perso ogni forma di partecipazione, sensibilità ed empatia; sempre di più non ascoltiamo le opinioni degli altri e non siamo mai pronti a cambiare il nostro punto di vista o ad ammettere di sbagliare.
Sempre più frequentemente la libertà di espressione è limitata, la comunicazione viene deviata e non si distinguono le fonti veritiere da quelle false. La sete di denaro governa le manovre politiche e ci troviamo a dimenticare che la democrazia si indebolisce sempre di più. In occasione di questo 25 aprile lo scrittore Antonio Scurati aveva composto un monologo per la televisione che non è stato, però, trasmesso perché considerato inopportuno dai dirigenti Rai. Questo dimostra come la libertà, in mancanza di pensiero critico e di mezzi, sia in pericolo, proprio come la giornata della Liberazione.
Le poche fonti che ci portano ancora a riflettere, giudicare e pensare sono quelle letterarie, dalle testimonianze dirette come quelle di Primo Levi a quelle più recenti.
Purtroppo le persone leggono sempre meno, a causa del tempo che è stato riempito in ogni modo. Riflettere è una strada per opporci a quello che non condividiamo; abbiamo dimenticato che in tempo di guerra la cultura ha salvato migliaia di vite e, soprattutto, di menti dalla pazzia.
L’uomo, come sostiene Salvatore Quasimodo nella poesia “Uomo del mio tempo”, non impara mai dalla storia e dai propri errori, che spera vengano risolti da qualcun altro.
Oggi, come accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale, dobbiamo difendere i nostri diritti, da quelli che ci sembrano più scontati a quelli più importanti, perché un giorno potremmo svegliarci senza nulla e rimpiangerli.
Fermiamoci a ringraziare le persone per cui siamo in una democrazia, i partigiani combattenti ma anche le donne, che malgrado il ruolo in cui spesso la società patriarcale le ha confinate ingiustamente, hanno rischiato la vita senza impugnare armi, soltanto con la forza delle loro parole che “trasportavano” coraggiosamente facendo le staffette.
Oggi dobbiamo essere noi la Resistenza, rifiutandoci di combattere per ideali che non rispecchiano le nostre opinioni, sostenendo la Pace e il dialogo tra stati, culture, religioni ma, soprattutto, restando umani.
Non dobbiamo quindi chiuderci nella retorica del passato, dobbiamo costruire noi nuovi esempi di Resistenza che guardino a un futuro migliore. (Sofia Cozzi 2^F)
Il 25 aprile: un giorno di consapevolezze
Il 25 aprile deve essere un giorno della memoria e della consapevolezza dell’orrore della guerra e della dittatura, della bellezza della pace e della democrazia.
Con democrazia non si intende che la maggioranza decide tutto, ma che ogni minoranza ha una voce e una dignità, perché tutti i diritti o valgono per tutti o non sono diritti.
I valori che ci sono stati affidati dalla Liberazione sono il rifiuto di ogni totalitarismo e di ogni razzismo, la coscienza dell’importanza della democrazia, il rispetto della dignità umana e la fedeltà ai propri ideali.
Con il 25 aprile si festeggia la straordinaria conquista della libertà, che non può essere né rimossa né soppressa. Non è acquisita una volta per sempre e occorre impegnarsi per far sì che non ci venga sottratta.
È grazie alla caduta del fascismo se esiste in questo Paese la libertà di espressione e di pensiero, che ultimamente è quasi venuta a mancare. Si è assistito in questi giorni alla censura del monologo di Antonio Scurati, in cui lo scrittore aveva ricostruito l’omicidio di Giacomo Matteotti e aveva affermato che finché la parola “antifascismo” non sarà pronunciata da chi governa in Italia lo spettro del fascismo continuerà a infestare la democrazia italiana. Ci è stato chiesto come si può dare un valore alla festa della Liberazione. Io penso che un modo per celebrarla sia sicuramente quello di non permettere che la libertà di espressione e la democrazia vengano a crollare. E si può fare solo prendendo delle decisioni e usando il nostro spirito critico e soprattutto senza rimanere indifferenti. L’antifascismo è stato un movimento di uomini e donne, giovani e anziani, di ogni estrazione politica, provenienza geografica, ceto sociale e fede, che non sono rimasti indifferenti davanti ai soprusi del fascismo e che erano accomunati solo dalla volontà di lottare per le libertà e i diritti e per ottenere un mondo in cui governasse la pace. Il 25 aprile, infatti, è anche un appello alla pace e al non arrendersi di fronte a ogni tipo di violenza. (Sofia Schianchi, 2^F)