
05 Mar “Cosa significa essere umani?”: il Liceo Marconi incontra il prof. Vittorio Gallese, neuroscienziato e autore dell’omonimo libro che indaga il paradigma della relazione
Parma, 24.02.2025 – “In principio è la relazione”. Su questo assioma si fonda la ricerca condotta dal prof. Vittorio Gallese – uno dei più autorevoli neuroscienziati del nostro tempo, tra gli studiosi che hanno individuato i “neuroni specchio”, la scoperta italiana più citata nella letteratura internazionale – nel suo ultimo libro “Cosa significa essere umani? Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente”, scritto in collaborazione con il saggista e psicologo Ugo Morelli, e presentato agli studenti del Liceo Marconi nel corso di una partecipata e coinvolgente lezione-conferenza svoltasi mercoledì 19 febbraio al cinema Astra.
Numerose evidenze dimostrano la natura relazionale degli esseri umani ha sottolineato il prof. Gallese all’incontro, introdotto dalla Dirigente Gloria Cattani alla platea studentesca come opportunità per trarre spunti di riflessione anche in affinità al percorso didattico di cambiamento e innovazione avviato quest’anno dal Marconi. La novità su cui il prof. Gallese ha invitato a riflettere è che la natura relazionale e, dunque, il carattere sociale dell’essere umano, traspare anche al livello neurale indagato dalle neuroscienze cognitive. Comprendere quanto siamo “paradigma corporeo” che si fonda sull’intersoggettività può aiutarci sempre di più nel processo di conoscenza di noi stessi, in relazione con gli altri e con il mondo circostante, nonché in una lettura più adeguata della nostra esperienza. Cosa significa, quindi, essere umani? Lo studioso mette in luce come dal primato del soggetto si debba passare alla centralità della relazione e, quindi, non più “io” come radice ma “noi”, abbandonando dualismi e stereotipi, modificando persino il lessico, se necessario (ad esempio, non parlando più d’ “individuo” ma di “condividuo”, non più d’ “identità” ma di “diventità”).
“Domandarci chi siamo e cosa esprimiamo, con una riflessione continua, inconscia e tacita, costituisce una delle cifre più importanti di cosa significhi essere umani” ha spiegato Gallese al giovane e attento pubblico presente “non dobbiamo accontentarci di vivere la nuda vita, ma siamo chiamati, per nostra natura, a interrogarci continuamente sul suo senso e a riconoscerci dentro il paradigma della relazione come viandanti planetari”. Attraverso i contributi delle neuroscienze il prof. Gallese ha, inoltre, posto l’accento sul tema del sé digitale, sottolineando come l’evoluzione del nostro cervello dipenda sempre dalla relazione con l’altro. “Oltre la centralità della mente riconosciamo di essere un corpo” ha evidenziato lo scienziato “così ciò che vediamo nel mondo è il risultato di una costruzione complessa, che deriva dal contributo del nostro corpo con le sue potenzialità motorie, dei nostri sensi e delle emozioni, della nostra immaginazione e dei nostri ricordi”. L’origine della conoscenza è situata, secondo l’analisi del prof. Gallese, nella nostra capacità di azione e movimento, quando constatiamo che dietro ogni pensiero c’è un’emozione, e che quella risonanza empatica, scaturita dalla relazione, sottende le nostre possibilità di comprenderci, amarci, cooperare ma anche offenderci e farci del male, poiché non siamo sopra le parti ma parti di un tutto. In costante e mutevole relazione. Entusiasti gli studenti e le studentesse che hanno assistito all’incontro.“Aver partecipato alla conferenza del professor Gallese ci ha offerto una riflessione preziosa sul ruolo fondamentale dell’intersoggettività e delle relazioni nella nostra vita” hanno dichiarato alcuni “in un mondo sempre più caratterizzato da tendenze individualistiche e chiusure, è stato illuminante ascoltare il suo intervento sull’importanza di apertura verso l’altro come bisogno fisiologico. Inoltre, é stata particolarmente stimolante la parte sulla rivoluzione tecnologica digitale in corso. Affrontare questa tematica e le incognite ad essa correlate, dopo aver riflettuto sul ruolo decisivo delle relazioni nella vita dell’essere umano, ci ha consentito di osservare il fenomeno da un punto di vista diverso, per imparare ad accogliere queste tecnologie in modo critico e propositivo”.